La principale regola che il lavoratore è tenuto a rispettare è quella di presentarsi a lavoro nei giorni e orari indicati nel proprio contratto di lavoro. Eventuali assenze dovranno essere sempre “giustificate” e cioè comunicate al datore di lavoro. La mancanza di tali comunicazioni equivale quindi ad un’assenza ingiustificata.
In caso di assenza ingiustificata sono previste una seria di conseguenze tra cui, una possibile, il licenziamento del lavoratore.
Quando si parla di assenza ingiustificata
Il lavoratore ha diritto ad assentarsi dal lavoro; ma deve farlo rispettando quanto è previsto dal proprio contratto e dandone comunicazione tempestiva al datore di lavoro.
In questo caso l’assenza sarà giustificata e non ci saranno conseguenze negative per il lavoratore.
Al contrario, si parla invece di assenza ingiustificata:
- quando non viene comunicata al datore di lavoro
- quando viene comunicata ma è basata su motivazioni non oggettive
- quando è stata negata dal datore di lavoro
Inoltre, l’assenza ingiustificata da lavoro rappresenta a tutti gli effetti una violazione:
- dell’obbligo di diligenza e fedeltà previsto dall’articolo 2104 del Codice civile
- delle regole di correttezza e buona fede, disciplinate dagli articoli 1175 e 1375 del Codice civile
Conseguenze dell’assenza ingiustificata da lavoro
L’assenza ingiustificata costituisce un illecito civile che ha una doppia natura: disciplinare e contrattuale.
Questo significa che può essere sanzionata dal datore di lavoro, le cui sanzioni dipenderanno:
- dal numero di giorni di assenza
- dalla tipologia di CCNL applicato
Il datore in questo ha la libera scelta di decidere la miglior sanzione da applicare in conseguenza all’errata condotta da parte del lavoratore.
Solitamente si ricorre a:
- richiamo verbale
- lettera di richiamo → Lettera di richiamo: cos’è e fac simile
- trasferimento
- sospensione
Conseguenze retributive
L’assenza ingiustificata ha inoltre una conseguenza a livello retributivo.
Il lavoratore non riceverà il compenso giornaliero né maturerà ferie, permessi, tfr ed eventuali mensilità aggiuntive previste (tredicesima e quattordicesima).
Licenziamento
La conseguenza più estrema a cui si può andare incontro in caso di assenza ingiustificata è il licenziamento.
Quest’ultimo può scattare anche nel caso in cui l’assenza del lavoratore non abbia comportato danni all’azienda.
Infatti, la mancanza ingiustificata al lavoro (anche se fosse stata per un solo giorno) equivale:
- ad una violazione dell’accordo di fiducia con il datore di lavoro
- all’esposizione dell’azienda a possibili rischi
Licenziamento per giusta causa
In questo caso si parla quindi di licenziamento per giusta causa.
Di seguito alcuni esempi:
- il lavoratore va in ferie in un periodo non concordato con il datore
- il lavoratore si assenta per malattia ma non presenta il certificato medico entro i termini previsti
- il lavoratore non si presenta nella nuova sede in cui è stato trasferito
Licenziamento illegittimo
Il licenziamento in conseguenza ad un’assenza ingiustificata risulta essere illegittimo se quest’ultima è avvenuta per non più di 3 ore e se non ha recato alcun grave danno all’azienda.
Ma dopo quanti giorni di assenza ingiustificata può scattare il licenziamento?
Prima di tutto è importante ricordare che il licenziamento come conseguente sanzione ad un’assenza ingiustificata, può essere attuato solo se previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoratore.
Non esiste un numero fisso di giorni di assenza ingiustificata per i quali è previsto il conseguente licenziamento del lavoratore.
La quantità di giorni consecutivi (anche se alternati a giorni festivi o non lavorativi) per i quali è previsto lo scatto del licenziamento dipende infatti da quanto riportato nel CCNL di appartenenza.
Licenziamento e Naspi
Questa tipologia di sanzione, in conseguenza ad un’assenza ingiustificata, ha permesso di punire la condotta scorretta del lavoratore e di tutelare il datore di lavoro dandogli così la possibilità di licenziare per giusta causa.
Allo stesso tempo, però, questo ha anche agevolato tutti quei lavoratori che volessero sfruttare questa situazione a proprio vantaggio, in maniera scorretta.
È il caso delle cosiddette “dimissioni truccate.”
Dimissioni truccate
Se da un lato potrebbe esserci un lavoratore che in buona fede si è assentato dal lavoro senza darne comunicazione ed è stato licenziato; dall’altro potrebbe esserci un lavoratore che ha pianificato le proprie assenze ingiustificate, consapevole del conseguente licenziamento e del conseguente diritto alla Naspi.
Questo fenomeno, verificatosi molto frequentemente negli anni, è stato denominato “dimissioni truccate”.
Una inevitabile conseguenza sono state delle complicazioni sul piano delle erogazioni dell’indennità.
Conclusioni
Il Disegno di Legge 2023 propone un cambiamento radicale alle modalità di licenziamento per assenza ingiustificata.
→ Dopo 6 giorni continuativi di assenza ingiustificata il rapporto si intenderà risolto per volontà del lavoratore e il datore di lavoro non sarà più tenuto, come succede oggi, a dover pagare il ticket di licenziamento
In questo modo il licenziamento equivarrebbe a delle normali dimissioni.